Abbiamo chiesto a Faiza Bourhaleb, CEO di I-SEE Computing di darci la sua opinione sulla domanda se “L’AI ci permetterà di fare a meno del medico?” – Ascoltiamo in 1 minuto la sua risposta:
Faremo a meno del medico?
“Una mela al giorno leva il medico di torno”? Qualcuno pensa che a mettere in scacco questa figura professionale possa essere un ben più innovativo “frutto del peccato”: l’Intelligenza Artificiale.
Sistemi che sfruttano avanzate competenze tecnologiche e di machine learning e che hanno accesso alla più vasta ed aggiornata conoscenza in materia medica potrebbero in effetti essere in grado di diagnosticare ed indicare cure appropriate per le più svariate patologie.
Il medico “artificiale” non sarà inoltre chiamato ad avere una specializzazione, perché potrà “contenerle” tutte. Il vantaggio per i pazienti si riassume in ridotti tempi di attesa per analisi ed esami specialistici e semplificazione delle procedure burocratiche necessarie per la prenotazione e l’erogazione del servizio. La diffusione di simili soluzioni avrebbe anche il merito di contribuire ad arginare la preoccupante diffusione del pericoloso fenomeno dell’autodiagnosi via Internet.
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La diagnosi preventiva
Tra i più preziosi contributi che l’IA potrebbe essere in grado di offrire c’è poi quello della diagnosi preventiva. In un futuro neppure troppo remoto potremmo contare sul supporto costante di un assistente medico fatto di circuiti e sistemi.
In caso di malattie ad alto rischio, come ad esempio quelle cardiache, l’utilizzo di una videocamera che rivela e segnala i primi sintomi evidenti ed allarmanti di un infarto prossimo e fa scattare i soccorsi in tempi utili a fornire una decisiva assistenza.
L’Intelligenza Artificiale potrebbe essere anche un perfetto psicologo, in grado di mantenere sempre la piena obiettività ed il giusto distacco e di fronte al quale il paziente si sentirebbe realmente libero di aprirsi senza timore di essere giudicato.
Dobbiamo quindi aspettarci ed augurarci un futuro popolato da medici “artificiali” come Baymax, l’assistente sanitario robot protagonista del film di animazione Disney “Big Hero 6”?
In realtà, il contributo dei medici umani, così come quello di altri scienziati, sarà sempre un imprescindibile valore aggiunto nelle fasi di ricerca ed innovazione per la cura di malattie non ancora risolte, oltre che per la comprensione e l’identificazione di quelle non ancora note.
E’ difficile immaginare di poter fare a meno della particolare capacità umana di pensare trasversalmente, di porsi domande mai emerse, di cercare e trovare soluzioni percorrendo strade del tutto nuove e seguendo ragionamenti apparentemente illogici.
Nella relazione medico-paziente l’umano avrà infine sempre il fondamentale compito di colmare i vuoti empatici che la macchina fa fatica anche solo ad identificare.
Articolo di Nicoletta Ferrini